Dr. Riflesso, quale sta diventando il ruolo delle neuroscienze in finanza? E, più in particolare, nell’ambito del trading?
La comprensione dei Mercati Finanziari dipende da fattori altamente soggettivi e individuali, quindi dalla rappresentazione interna di ciò che chiamiamo realtà. Molto spesso non è tanto importante quel che accade, ma come lo “interpretiamo”. Le Neuroscienze ci spiegano come la nostra mente sa svolgere una serie infinita di processi cognitivi in maniera automatica e non consapevole, condizionati per lo più dalle esperienze di vita passate. Quindi, dal significato che col tempo abbiamo dato a tali esperienze.
Con quali conseguenze?
Che le decisioni spesso dipendono da processi mentali “obsoleti”: occorre quindi una consapevolezza maggiore e una riformulazione degli stessi processi. I traders con cui lavoro imparano a spostare in maniera sistematica l’attenzione dal mondo esterno, quali news, grafici o indicatori, al mondo interno. Cercano di capire i filtri, qualcuno dice le trappole, utilizzate da ognuno di noi per interpretare il mondo esterno. Così, quando si rendono conto che tali filtri non sono più funzionali al raggiungimento di un certo obiettivo, li cambiano.
Lei dice: “Come ci sentiamo determina il nostro trading”. Significa che in certi giorni è addirittura meglio non operare?
Assolutamente sì: se si è dormito male o si ha mal di testa. Oppure si è in un periodo stressante nella vita familiare, non va sottovalutata l’influenza di questi fattori nei nostri processi decisionali. Il trading è tutt’altro che un processo puramente razionale. Nei miei percorsi di Coaching con traders e gestori di portafogli, all’inizio non si parla di mercati: l’attenzione è a 360° sulla vita del cliente, per capire se c’è equilibrio o sono presenti elementi di “disturbo”.
Per esempio?
Si valuta se il cliente passa molto del proprio tempo sui Social o davanti alla tv. Molta attenzione va anche al linguaggio utilizzato dal trader, oppure cerco di capire se sono in presenza di una persona che tende spesso a giudicare gli altri o sé stesso.
Quindi quali regole e consigli per arrivare a uno sguardo “neutro” sui mercati?
Innanzitutto, spostare tutte le proprie energie ed attenzioni da cosa non possiamo controllare, cioè i mercati, a ciò che è possibile controllare: il processo. È fondamentale costruire una routine di lavoro precisa e applicarla ogni giorno: l’operatività sul mercato deve prendere solo una minima parte dell’intera giornata, perché’ la maggior parte va impiegata in un processo chiaro e definito: sapere cosa osservare e prepararsi a gestire lo stress derivante dal prendere ogni tipo di decisione.
Come si fa?
Un elemento chiave è l’uso del linguaggio: attraverso tecniche di Programmazione Neuro-Linguistica analizziamo l’impatto che il linguaggio ha sulla percezione. Espressioni come “crollo dei mercati”, “rally” o “manipolazione” spesso contribuiscono a non avere una chiara e lucida visione. Poi bisogna prestare molta attenzione alla vita al di fuori dei Mercati, intendo la vita familiare, gli amici, ecc. Il trading è figlio diretto di come ci comportiamo nella vita di tutti i giorni. Per esempio: se siamo soliti “giudicare” o non siamo capaci di ascoltare, sono due campanelli di allarme significativi. Cerco di far capire quanto in certi momenti faccia bene stare da soli, passeggiare in ambienti isolati, provare a meditare, monitorare l’uso del proprio cellulare, magari consultare un Mental Coach, per scoprire cose inaspettate su se stessi.
Cosa si può dire del trading automatico, tra robot e algoritmi? Al dunque, non sono tutti tentativi di evitare le cosiddette “trappole della mente”?
I computer sono un prodotto della scienza fantastico, ma con un orizzonte evolutivo piuttosto limitato, parliamo di 80 anni al massimo se facciamo coincidere la nascita del primo computer con la macchina di Turing. La mente umana è frutto di milioni di anni di evoluzione: questo è sufficiente secondo me a ritenerla di gran lunga superiore a qualsiasi computer in circolazione. L’idea che utilizziamo solo il 10% del potenziale esprimibile dal nostro cervello potrebbe non essere lontana dalla realtà. I computer sono un ottimo supporto, ma l’enorme massa di dati e grafici possono rappresentare un’arma a doppio taglio se non vengono utilizzati da una mente allenata e preparata.
E’ questo che fa un Mental Coach, allena?
Un Mental Coach è proprio un preparatore mentale, un allenatore della Mente, un compagno e non un maestro, che aiuta il trader a trovare le migliori risposte attraverso dapprima l’ascolto, e poi con l’utilizzo di domande potenti.
Un Coach non dice al trader cosa fare e come farlo, ma aiuta il trader ad avviare un processo di esplorazione interno: non vi è una formula magica per operare sui mercati, tutto dipende dai filtri dalla singola persona.
Come si diventa Mental Coach di sé stessi?
Ognuno di noi può comunicare meglio con sé stesso ad essere più consapevole di quello che accade nella propria mente: la Programmazione Neuro-Linguistica suggerisce diverse tecniche che aiutano a farlo. Purtroppo, non è affatto facile, se siamo continuamente distratti da stimoli esterni che spostano l’attenzione all’esterno invece che all’interno. Se provi ad osservare con più attenzione i messaggi dei media – televisione, giornali, Social o anche prendere parte ad una conversazione tra colleghi in ufficio, tutto è focalizzato sugli altri, sul mondo esterno e nulla, dico nulla, su noi stessi. Un buon Coach rema contro-corrente: aiuta a spostare l’attenzione su sé stessi – e per un trader questo processo finisce per fare la differenza tra successo e fallimento.